CALCOGRAFIA o INCISIONE
Il termine Calcografia deriva dal greco χαλκός khalkòs “rame” e γράφω graphia “scrivo, incido”. È l’arte d’incidere in incavo sul rame ed è conosciuta più comunemente con il nome di Incisione.
Con questo nome si intendono però tutte le tecniche atte a riprodurre l’immagine con un segno eseguito sopra una superficie dura detta matrice. Le matrici possono essere incise in rilievo (xilografia o incisione su legno, linoleumgrafia o incisione su linoleum) o in cavo (su lastra di metallo, rame, zinco, acciaio, ferro)
L’incisione in cavo può essere eseguita direttamente, cioè incidendo la lastra con diversi strumenti (bulino, puntasecca, maniera nera o mezzatinta, punzone), o indirettamente su lastre preparate e sottoposte a morsure con differenti tecniche: acquaforte, acquatinta, vernice molle).
La rapida diffusione della calcografia conduce al progressivo abbandono del sistema xilografico. I tipografi editori affidano agli incisori la decorazione delle loro pubblicazioni.
Grandi artisti come Albrecht Dùrer, Andrea Mantegna, Pieter Paul Rubens e Giovanni Battista Piranesi fanno uso di questa tecnica. Altri, come il Canaletto, affidano la riproduzione delle loro opere a incisori specializzati.
Nei secoli XVII e XVIII gli editori olandesi pubblicano libri ricchi di incisioni dei maggiori artisti dell’epoca contribuendo così al formarsi di una grande scuola che consente ai Paesi Bassi di conquistare anche il primato nell’incisione delle carte geografiche. Alla fine del sec. XVI si afferma la stampa calcografica delle illustrazioni e la tecnica xilografica viene definitivamente abbandonata. Verso la fine del XVIII secolo ha fatto largo uso dell’acquatinta Goya, egli è stato infatti un superbo interprete delle potenzialità espressive di questa tecnica, dando luogo anche a stampe ove le superfici sono trattate esclusivamente con questa tecnica. Alcuni nomi di artisti che utilizzano la tecnica dell’acquaforte: Toru Iwaya, Giovan Battista Piranesi, Picasso, Rembrandt, Van Rijn, Pasquale Santoro, Giorgio Morandi, Carlo Venturi, Guido Pigni, Rossano Guerra, Alessandro Fornaci, William Hogarth, Gianfranco Ferroni, Federica Galli.
L’ACQUAFORTE
La tecnica dell’acquaforte era nota fin dai tempi antichi e veniva impiegata per incidere decorazioni sulle armi. Acquaforte (in latino aqua fortis) anticamente designava l’acido nitrico, detto anche mordente.
Alcuni dei primi ad utilizzarla per le stampe d’arte sono stati Albrecht Dürer in Germania e il Parmigianino in Italia. È una tecnica calcografica molto diffusa consistente nel far corrodere una lastra di metallo mediante un acido o mordente, per ricavarne immagini da trasporre su carta per mezzo di inchiostri.
La lastra viene ripulita e smussata ai bordi con carta smeriglio, poi sgrassata nella parte lucida con ovatta intrisa di bianco di Spagna (carbonato di calcio) ed alcool.
Cosparsa uniformemente con un coprente a protezione dall’acido (cera con bitume o vernice nera) viene affumicata per mezzo di una fiamma.
Quindi si traccia il disegno sulla superficie incerata con una punta di metallo, mettendo così a nudo il metallo in corrispondenza dei segni che appariranno sulla carta grazie all’inchiostro.
S’immerge la lastra in acido (dopo aver protetto la parte posteriore all’azione dell’acido) iniziando la morsura, che può essere fatta a più riprese per ottenere solchi diversamente profondi. L’acido incide il metallo solo dove non protetto. Al termine delle morsure la lastra viene ripulita.
Per eseguire la stampa, la lastra riscaldata, viene cosparsa di inchiostro grasso con un tampone di pelle, fino a ricoprirne l’intera superficie facendo penetrare l’inchiostro in tutti i solchi incisi dalle morsure. Successivamente si leva l’inchiostro depositato sulla superficie con fogli di carta non porosi, né grassi e con garza tarlantana, facendo attenzione a non asportare l’inchiostro incuneato nei solchi del disegno inciso. Si depone la lastra, ormai pronta alla stampa, sul piano del torchio calcografico, vi si appoggia il foglio di carta precedentemente inumidito, si copre col foglio di feltro e girando la stella del torchio si fa passare il piano tra i due cilindri che azionando una notevole pressione, trasferiranno l’inchiostro dai solchi del metallo al foglio di carta. Ogni foglio da stampare necessita di una nuova inchiostratura.